Loader

Portello Factory stories: “Storiche sfide”

Portello Factory stories: “Storiche sfide”

PORTELLO FACTORY STORIES: “STORICHE SFIDE”
A cura di Elvira Ruocco

La Scuderia del Portello di sfide se ne intende, considerati i risultati di rilievo conseguiti dal 3 febbraio del 1982, data della sua fondazione.  Divenne infatti,  da subito, la squadra ufficiale dell’Alfa Romeo per le competizioni di auto storiche, ma anche  promotrice del marchio e della  tutela del suo patrimonio storico e tecnologico.
Nella più che centenaria storia dell’Alfa Romeo di sfide e vittorie se ne contano davvero tante, raccontate dalle immagini delle automobili rombanti e veloci, più veloci delle altre che, nelle corse degli anni ruggenti, hanno fatto dell’Alfa Romeo un mito. Inoltre,  la realtà dell’Alfa non si esaurisce solo nell’auto perchè Alfa Romeo è stata anche aeronautica, veicoli industriali e commerciali, motonautica e perfino componentistica, sviluppando capacità e conoscenza in tecnologie diverse che, interagendo fra loro,  non solo hanno offerto prodotti sempre migliori, ma hanno fatto scuola.

Ecco alcune importanti sfide:  Il 16 gennaio del 1949, un comune apparecchio da turismo equipaggiato con un motore Alfa Romeo 110 TER , pilotato da due persone note nel mondo milanese, Lonardo Bonzi e Maner Lualdi, iniziò la sua trasvolata atlantica da Milano a Buenos Aires per raccogliere fondi in favore dell’Opera di Assistenza di Don Carlo Gnocchi.  L’iniziativa era partita proprio da Don Gnocchi il quale ebbe l’idea di inviare un messaggio agli italiani residenti in America del Sud, per far loro presente l’urgente bisogno di un aiuto finanziario per aiutare i bambini mutilati di guerra.  L’Apparecchio usato era un piccolo Grifo-Ambrosini, un monoplano ad ala bassa con carrello non retrattile. Il motore costruito dall’Alfa Romeo aveva una potenza di 130 H.P. con velocità massima di 240 Km/ora ed una velocità di crociera di 210 Km.  Per renderlo adatto al volo con temperature tropicali  fu dotato di un’elica metallica a passo variabile prodotta dall’Alfa. Inoltre, furono aggiunti serbatoi supplementari di benzina ed olio per consentire la completa autonomia necessaria per compiere le 26 ore di volo previste per portare a termine l’impresa.  Per guadagnare peso, il piccolo apparecchio fu privato anche della radio e i due piloti dovettero contare solo sulla loro abilità, sulla loro scrupolosa preparazione e sulla assoluta affidabilità del motore Alfa. Dopo 17 ore di volo l'”Angelo Dei Bimbi” atterrò a Parnaiba, 400 km. a nord di Recife, che era il punto di arrivo previsto. I due piloti iniziarono poi il loro viaggio trionfale attraverso il Brasile, Uruguay e l’Argentina. All’aeroporto di Buenos Aires, ultima tappa del raid, c’erano ad aspettarli 200.000 italiani, che vedevano in quel piccolo aereo un lembo della patria lontana. Nel giro di propaganda furono raccolti 500 milioni di allora. I comitati per la raccolta dei fondi, istituiti in tutte le città toccate nel percorso, ottennero grande successo raggiungendo ampiamente lo scopo.

L’apparecchio fu poi lasciato con una solenne cerimonia alla nazione argentina come ricordo dell’impresa ma, purtroppo, non finì in un Museo come era stato previsto. Precipitò ed andò distrutto causando la morte di due aviatori italo-argentini cui era stato affidato per un giro propagandistico nell’America centrale, nel mese di maggio del 1949. Il velivolo conservato presso il Museo di Arese è una replica.

Bonzi  e Luandi  rimasero  inseparabili compagni d’ avventure e grandi amici dopo questa avventura , e proprio a Lualdi, Bonzi che aveva sposato in seconde nozze Clara Calamai, confessò d’ aver perso la bussola per sua moglie Cicci, la figlia della famosa soubrette Wanda Osiris. Erano i mitici anni Cinquanta e Bonzi attraversava l’ Africa con la 1900, la nuova Alfa Romeo.

Un’altra storica sfida fu quella dell’ auto che sfida l’ aereo che ebbe luogo a Roma, sull’Autodromo del Littorio, l’8 dicembre 1931. In quell’occasione un pilota automobilistico, entrato nella storia, sfidò un aereo.

“Quel pilota è Tazio Nuvolari:  il più grande pilota del mondo scalda il motore della sua potente Alfa Romeo 8C 3000c. Accanto al rosso bolide, sulla pista deserta, rulla un biplano Caproni CA-100 vanto dell’ Aeronautica militare italiana, pilotato da Vittorio Suster. Il pubblico presente accorso in migliaia è in silenzio. Motori al massimo, uno sguardo tra i piloti, via!”
La sfida prevedeva che il Caproni, in volo, seguisse l’andamento della pista. Cinque i giri in programma per un totale di km 16,998. Al via, Nuvolari fu più lesto, ma la gara venne vinta da Suster e dal suo CA 100 che coprirono la distanza nel tempo di 6’12” alla media di 164,237 km/h. Come mostra una foto conservata nell’Archivio Storico dell’Alfa Romeo, Nuvolari fu battuto solo di qualche metro.

Il 23 settembre del 1984 ebbe luogo un’altra sfida tra una vettura ed un aereo.

Sotto gli occhi di decine di migliaia di persone, la storica Alfetta 159 ,vinse la sfida contro l’altrettanto storico aereo da caccia Spitfire MK VIII. Accadde all’aeroporto di Cuneo-Levaldigi in una manifestazione che vide esibirsi nei cieli anche paracadutisti ed alianti, mentre a terra gli spettatori potevano ammirare la nuova ammiraglia dell’Alfa: l’Alfa 90.
L’Alfetta 159, guidata da un ex collaudatore dell’Alfa, Bruno Bonini,  vinse la gara sui 1000 metri grazie al suo sprint. L’aereo, dovette faticare non poco per vincere l’inerzia iniziale e quando finalmente si alzò in volo, a circa 500 metri dal via, era troppo tardi: l’Alfa Romeo raggiunse il traguardo del chilometro con più di 100 metri di vantaggio. L’Alfetta 159 era la stessa esposta al Museo Storico di Arese. Le Alfetta 159 esistenti si contanto sulle dita di una mano e vederne una all’opera è sempre di per sé un avvenimento. Altrettanto vale per lo Spitfire di cui esistono nel mondo ancora una decina di esemplari. Quello della sfida fu restaurato da un appassionato collezionista torinese, Franco Actis, che fu anche il pilota di questa emozionante sfida.

Bruno Bonini

 

Immagini dal web, dall’Archivio Scuderia del Portello e dal Centro Documentazione Museo Storico Alfa Romeo;
Alfa 90. Image: viaretro